di Redazione – Il quadro OCSE illustrato nel rapporto Health at a Glance 2025 (“sguardo complessivo sulla salute”) relativamente alle retribuzione di medici specialisti ed infermieri nei paesi maggiormente sviluppati, conferma quanto già ampiamente conosciuto: in Italia i professionisti della salute sono tra i “più poveri” rispetto alla maggior parte dei colleghi che operano negli altri paesi con i quali ci si confronta.
A parità di potere di acquisto (purchasing power parity, PPP) i medici italiani si attestano a 142 mila dollari, appena sopra la media, ma con retribuzioni molto più basse dei colleghi irlandesi, olandesi, tedeschi.
Retribuzioni medici specialisti

In Italia, dunque, un medico specialista guadagna circa il 43% in meno di un collega irlandese e il 35% in meno di quello tedesco. La retribuzione del medico italiano è comunque vicina a quella della media dei 35 paesi analizzati dall’OCSE, che è di 133.000 dollari statunitensi.
Va molto peggio per gli infermieri: 48 mila dollari, contro una media OCSE di 61 mila.
Retribuzioni infermieri

Oltre che pochi e stressati, gli infermieri italiani che, lo ricordiamo sono tutti laureati in gran parte specializzati, a parità di potere d’acquisto guadagnano circa il 40% in meno di quelli olandesi ed il 33% in meno di quelli tedeschi, mentre i colleghi lussemburghesi hanno un reddito addirittura pari a 2 volte e mezzo quello degli italiani.
Non è consolante che, sia per i medici che per gli infermieri, le retribuzioni italiane siano superiori a quelle in vigore nei paesi dell’est Europa o dei alcuni stati sudamericani, perché non è con questi che si compete per mantenersi attrattivi verso i giovani professionisti che possono “scegliere” dove prestare lavoro. Il risultato è di fronte a tutti: molti medici italiani “in fuga” all’estero e comunque, sempre più fuori dal perimetro del Servizio Sanitario Nazionale; moltissimi infermieri che fanno lo stesso o che, addirittura, non considerano attrattiva la professione. Da qui, su entrambi i fronti, la crisi nell’arruolamento di nuovi giovani professionisti in un quadro che vede l’età media di quelli attualmente impegnati molto elevata, se non vicina alla pensione. Oltre al superamento dello storico definanziamento che ha colpito da più di un ventennio la Sanità pubblica, la questione del carente turnover nelle professioni sanitarie incombe come un Moloch sul futuro della salute degli italiani.

