di Alberto Baldazzi – Se un cittadino avesse tentato di informarsi direttamente sui progressi della lotta al tabacco seguendo le (scarse) notizie trapelate dalla blindatissima 11° Conferenza delle Parti sulla Convenzione quadro per il controllo del tabacco (FCTC), che ha terminato i suoi lavori a Ginevra sabato 22 novembre, avrebbe probabilmente pensato di assistere ad un derby infuocato. Ma non ad uno scontro di alta classifica: piuttosto ad un incontro di terza o quarta divisione.

    Eppure l’organizzatore e i protagonisti dell’evento sono di tutto rispetto: l’OMS e buona parte dei 183 paesi dell’ONU, quasi tutto il mondo, insomma. Ma, come avevamo pronosticato in un nostro recente articolo, nella settimana ginevrina il pallone è stato lanciato in tribuna, e in campo solo tantissime, sterili, mischie, anche perché il referto dell’arbitro era stato già scritto negli spogliatoi. La partita però non è stata realmente giocata, e quindi l’Organizzazione Mondiale della Sanità non vedrà omologato il risultato che aveva fatto di tutto per imporre.

    Fuor di metafora, che cosa è veramente accaduto a Ginevra? Alla Cop 11 è andato in onda l’ormai consueto tentativo di compensare il fallimento delle politiche contro il fumo, che almeno da un decennio non producono risultati concreti, con l’affondo contro i nuovi strumenti senza combustione che molti scienziati e clinici, ma anche diversi paesi nei 5 continenti, ritengono un valido aiuto per la cessazione da parte dei fumatori adulti e, comunque, un’importante freccia all’arco della riduzione del danno. Sigarette elettroniche, tabacco riscaldato, bustine di nicotina, pur non essendo esenti da rischi stanno riscontrando successi di mercato e validazioni da innumerevoli ricerche internazionali. In Italia in questo ambito è molto attivo il CoHEAR dell’Università di Catania. In alcune aree le indagini epidemiologiche attestato che il passaggio dal fumo combusto ai nuovi strumenti che non bruciano tabacco o che, come le sigarette elettroniche o le bustine di nicotina, neanche lo contengono, ha prodotto molti ex-fumatori e una evidente diminuzione delle patologie tabacco-correlate. In Svezia, Giappone, Nuova Zelanda, Gran Bretagna queste evidenze sono inoppugnabili. Rimandiamo ad una delle tante attestazioni in tal senso, riportate in un nostro precedente articolo: l’intervento del medico sudafricano Delon Human.

    Malgrado ciò l’OMS, i paesi che ne seguono integralmente le posizioni e molte organizzazioni da sempre contro il tabacco, non “guardano” queste realtà e addirittura hanno cambiato il loro obiettivo, inquadrando nel mirino proprio i nuovi strumenti, proponendo divieti, blocchi, limitazioni e una loro totale omologazione al tabacco combusto, Insomma, alla Cop 11 ci si è paradossalmente scagliati più contro i nuovi strumenti che contro la tradizionale “bionda”. E dato che l’organizzazione della Cop è, come abbiamo detto, blindata, durante le sessioni ginevrine hanno potuto parlare solo i soggetti “in linea” con le posizioni dell’OMS, e tutto il mondo della ricerca, delle associazioni dei consumatori, dell’area del vaping e del tabacco riscaldato, è stato lasciato rigorosamente “fuori”. Non potendosi negare la parola agli stati membri, alcuni di questi (Serbia, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Gambia, ad esempio) hanno criticato questa assoluta, preconcetta chiusura e l’impossibilità di un dibattito e di un confronto realmente aperti, finendo però con l’essere inclusi nel novero dei “sudditi” dell’influenza delle major del tabacco, il nemico “ideologico” dell’OMS.

    In proposito, pur riconoscendo ovviamente le responsabilità storiche di chi ha appestato il mondo con il fumo, ci chiediamo se l’evoluzione tecnologica messa in atto dalle grandi corporation, ma anche da una miriade di piccole e medie aziende che operano nel vaping, non debba essere accolta positivamente. Se anche le major del tabacco dichiarano di voler uscire dal fumo tradizionale, ciò non rappresenta un passo avanti? L’OMS questo avanzamento non intende riconoscerlo ed, anzi, il Segretario Generale dell’ONU Tedros Ghebreyesus, prendendo di mira la riduzione del danno che si lega ai nuovi strumenti, ha parlato di “produzione del danno”. Questa visione dogmatica, espressa dai vertici mondiali, è di difficile comprensione. Sarebbe come dire che Bayer e Basf, produttori negli anni Quaranta dei composti utilizzati nelle camere a gas naziste, non debbano essere apprezzate per l’aspirina e i nastri magnetici dell’epoca pre-digitale.

    Venendo più vicino allo scenario italiano, va sottolineato che la UE è stata presente con una delegazione unitaria, e quindi i singoli paesi non hanno preso la parola. Ciò ha permesso di non far esplodere apertamente le divisioni che su tassazione e nuovi strumenti agitano l’Unione a 27, praticamente spaccata in due: sarebbero 14 gli stati, tra cui l’Italia e la Germania e la Svezia, che si oppongono nettamente alle posizioni della Commissione che lo scorso luglio ha presentato una prima bozza di revisione della TED, la direttiva unitaria sul tabacco, molto vicina alle posizioni auspicate dall’OMS. Da luglio ad oggi gli stati si sono fatti sentire, e conseguentemente quel progetto è bloccato in attesa di trovare un compromesso o, più realisticamente, di lasciare liberi i singoli paesi di avanzare con politiche e visioni autonome. Così l’Europa è stata silenziata, malgrado la Presidenza Danese del Consiglio che ha rappresentato la UE abbia tentato di “forzare” in direzione dell’OMS.

    In sintesi, la Cop 11 non ha prodotto quasi nulla, e sul tema dei nuovi strumenti ancora una volta, in mancanza di una posizione condivisa, l’attacco ai nuovi strumenti, ora rintuzzato, verrà riproposto con ogni probabilità alla Cop 12 che si terrà nel 2027 in Armenia, a meno che nel frattempo non cresca l’attenzione alle evidenze scientifiche e non diminuisca il tasso “ideologico” nelle posizioni dll’OMS.

    In attesa di evoluzioni, chiudiamo con la segnalazione di due piccoli risultati concreti che Cop 11 ha prodotto e che sono stati approvati, tra gli applausi, all’unanimità: il varo di iniziative per gestire l’impatto sull’ambiente dei rifiuti prodotti da vecchi e nuovi prodotti, e infine la “storica” decisione di vietare la loro presenza e vendita in tutte le sedi centrali e periferiche dell’Onu. E’ già qualcosa, ma dall’OMS ci aspetteremmo di più.

    ARTICOLO 32, agenzia di stampa iscritta in data 5 novembre 2025 al n. 116/2025 del Registro Stampa del Tribunale di Roma

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