di Alberto Baldazzi D.- Professor Polosa, nei giorni scorsi l’Università di Catania e il CoEHAR hanno ospitato una tappa importante del progetto Magnificat,  che nell’ambito degli  studi internazionali sulla riduzione del danno,  in particolare investiga la condizione del consumatore “duale”, ovvero di chi utilizza sia le sigarette tradizionali, sia la sigaretta elettronica. Quale bilancio si può al momento trarre su questa specifica condizione e sui suoi impatti sulla salute?

    Polosa- Per prima cosa, chiariamo la natura del problema. Un equivoco frequente è trattare i dual users come una categoria binaria (“fumano anche sigarette” vs “non le fumano più”). In realtà i comportamenti d’uso sono altamente eterogenei. Il fumatore di 20 sigarette/die che svapa saltuariamente non è paragonabile allo svapatore in transizione che fuma 1–2 sigarette/die. Eppure, sotto il profilo classificativo, entrambi vengono etichettati come “doppi utilizzatori”, ignorando che la quota di esposizione ai prodotti della combustione (e quindi il rischio per la salute) nel primo caso è drasticamente superiore.

    Il progetto MAGNIFICAT è unico: il primo studio a mappare analiticamente quanto cambia l’esposizione a sostanze tossiche (TSNA, VOC, PAH e molte altre) tra chi fuma 1–2 sigarette al giorno e chi ne fuma 20.

    Siamo stati fortunati a mettere insieme un team stellare di ricercatori e un impianto metodologico rigoroso per studiare l’impatto sulla salute del consumatore duale in maniera cosi precisa e dettagliata.

    I risultati sono chiari: il bilancio di salute dipende dal grado di riduzione del fumo di sigaretta, indipendentemente dall’etichetta “duale”. I biomarcatori di combustione dosati nel sangue e nelle urine dei consumatori duali, diminuiscono via via che si riduce il numero di sigarette fumate. In breve: meno sigarette → meno fumo → meno danno, soprattutto quando si passa ad un uso esclusivo della sigaretta elettronica azzerando completamente il consumo di sigarette convenzionali.

    Queste evidenze confermano osservazioni cliniche maturate anni fa: miglioramenti respiratori anche in pazienti con BPCO o asma che “dualizzavano”, quando la riduzione delle sigarette raggiungeva il 70–90%. Ancora una volta la ricerca del CoEHAR si è dimostrata pionieristica, informativa e innovativa.

    Naturalmente, resta fermo l’obiettivo finale per il consumatore duale: smettere completamente di fumare. Tuttavia, MAGNIFICAT dimostra che anche il comportamento “dual use”, se accompagnato da una drastica riduzione nel numero delle sigarette tradizionali, comporta benefici misurabili.

    D.- Professore, il CoEHAR è riconosciuto a livello mondiale come un’eccellenza negli studi sul tabagismo e sulle patologie tabacco-correlate. In particolare all’Università di Catania si studia il ruolo che i nuovi strumenti come la sigaretta elettronica hanno e potranno avere nello switch dal tabacco combusto, in logica di riduzione del danno. Ma, – mi corregga se sbaglio – la sua attività non è molto valorizzata dalle istituzioni sanitarie italiane e, inoltre, nel nostro Paese, se si esclude   Catania, su queste tematiche non esistono importanti ricerche pubbliche……

    Polosa- Il CoEHAR è una realtà di cui andare orgogliosi. Unico centro al mondo a vantare oltre 200 pubblicazioni peer-reviewed su riviste di prestigio, spesso citate nel dibattito internazionale sulla riduzione del danno da fumo. Il nostro approccio multidisciplinare (dalla medicina clinica alla tossicologia, dalla epidemiologia alla psicologia dal diritto alla informatica) ci consente di produrre evidenze solide e indipendenti, riconosciute anche nelle audizioni presso Camera dei Deputati e Senato. Detto questo, in Italia questa prospettiva fatica ancora a trovare piena applicazione: permangono resistenze culturali e istituzionali, con decisioni talvolta guidate più da preconcetti che dai dati. Catania resta oggi un presidio accademico pubblico su questi temi, ma altre università italiane stanno progressivamente affiancandoci in un percorso di innovazione e responsabilità scientifica. E’ solo questione di tempo.

    D.- Professore, da un lato il mercato dei nuovi prodotti si sta ampliando, la qualcosa significa che i consumatori li accolgono con favore; dall’altro  i vertici delle autorità sanitarie mondiali e nazionali oscillano  tra chiusure  e scetticismo.  Più che ad un reale confronto scientifico, mi  sembra si stia assistendo ad un dialogo tra sordi….

    Capisco che si possa aver l’impressione di un “dialogo tra sordi”, ma non si può rimanere ciechi. La via d’uscita c’è: guardare alle evidenze, soprattutto di quei Paesi come Svezia, Inghilterra, e Giappone, dove la promozione ai prodotti a rischio modificato è stata accompagnata da un crollo nelle vendite delle sigarette con consequenziale rapida e netta riduzione della prevalenza del tabagismo in quei paesi.

    Se da una parte i consumatori cercano soluzioni pratiche per smettere o ridurre il danno, le autorità sono comprensibilmente caute per i rischi sui giovani e per le incertezze di lungo periodo. Ma non dobbiamo scegliere tra entusiasmo cieco e chiusura totale. La via d’uscita è riportare tutti sullo stesso terreno: valutazione dei prodotti contenenti nicotina con misure condivise e dati comparabili, standard di qualità, limiti di marketing, e una tassazione che sia realmente proporzionata alla riduzione del rischio. Così si esce dall’impasse: meno ideologia, più evidenza; protezione dei minori, informazione corretta agli adulti. Il mercato sta crescendo: facciamolo crescere bene, guidandolo con le evidenze scientifiche di qualità.

    D.- Grazie per questa conversazione

    ARTICOLO 32, agenzia di stampa iscritta in data 5 novembre 2025 al n. 116/2025 del Registro Stampa del Tribunale di Roma

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